lunedì 21 febbraio 2011

INTERVISTA A IRINA - DOMENICA 5 (FONTE: TGCOM)

Di seguito l'articolo tratto da fonte TGCom (on line):


Gemelline, madre: "Padre le amava"

"Non credo che le abbia uccise"

"Non posso credere che un padre che amava le sue bambine possa aver compiuto un gesto così". Lo ha detto Irina Lucidi, madre delle gemelline scomparse Livia e Alessia, in un'intervista esclusiva a Domenica Cinque. "Ci sono elementi in questa storia che non hanno senso: intanto ci sono un paio di valigie che sono sparite e nessuno sa dove sono, poi non riesco a credere che un padre che amava le sue bambine possa aver compiuto una cosa così brutta".
"La speranza è l'ultima a morire e finché non le vedo non riuscirò mai a credere a una cosa così", aggiunge la donna.

Poi descrive così suo marito Mathias Schepp: "Quello che vorrei dire su mio marito è che io non gli ho mai impedito di vedere le bambine anche nei week end che spettavano a me, le portava al circo, le vedeva nel week end, poi le vedeva anche un giorno durante la settimana e persino questo primo Natale, dopo la separazione, gli ho permesso - e penso che non sia da tutti e per me non è stata una decisione facile - di prendere le bimbe e di andare tre settimane ai Carabi in barca a vela. Io mi sono solo assicurata che ci fosse qualcuno che stesse attento alle bambine, così hanno fatto venire una persona in più sulla barca. Poi gli ho chiesto di mandarmi un sms ogni giorno per dirmi se tutto andava bene, cosa che ha sempre fatto".

Le bambine, riferisce Irina, "erano molto contente di andare tre settimane a fare questa avventura con il papà. Penso sia stata una bellissima vacanza per loro". "Quando sono entrata in quella casa - è il drammatico racconto della donna - ho visto gli zainetti per terra, i loro pupazzi con cui dormivano e dai quali non si separavamo mai, nel letto, con il pigiama, la lasagna nel forno? il testamento nel cassetto? mi sono molto preoccupata. Sentivo che c'era qualcosa che non andava. E la cosa poco normale è che Mathias nel testamento lascia tutto a Livia e Alessia e, in loro assenza, ai fratelli".

"La cosa che più mi ha fatto male è che quando lui ha deciso di non essere più raggiungibile, di impedire ogni contatto, ha deciso di dire la verità in quelle lettere. E' stata la prima volta che si è espresso in quel modo, così violento, così disperato. Il tenore delle lettere che mi mandava prima era totalmente diverso,erano di altro tipo. Ed è la prima volta che penso abbia detto veramente quello che sentiva dentro, ma l'ha detto quando non ha lasciato nessuna possibilità".

20/02/2011 (fonte: TGCom)


A fronte delle dichiarazioni della Sig.ra Irina  Lucidi, l'unica e quella che meglio di tutti conosce (o avrebbe dovuto conoscere ma - si sa, a volte non basta una vita per dire di conoscere a fondo qualcuno, figuriamoci 6 anni di matrimonio...) il marito, e con tutto il rispetto per la sua attuale situazione e persona, appare non condivisibile del tutto l'affermazione secondo la quale il marito l'avrebbe messa, di punto in bianco, di fronte alla sua vera sofferenza, con  le parole che tutti hanno letto sui giornali.
Del resto la stessa Irina ha chiaramente parlato (a Chi L'ha Visto?) sia di 'mancanza di comunicazione' che di un certo' rancore' in casa, prima di separarsi, verso la sua persona, non verso le bambine per le quali Matthias è sempre stato un bravo papà premuroso...
Premesso che, comunque la si prenda o da quale ottica lo si guardi, questa vicenda è un dramma.... appare, però, chiaro che un passaggio dal bianco (normale) al nero (parole e fatti forti o violenti con reazione 'inappellabile'), dalla serenità alla sofferenza di Matthias non sia - obbiettivamente - potuto avvenire nei termini così netti descritti dalla sig.ra Lucidi. Anche se qualcosa si può concedere alla signora, in termini di silenziosa introversione del marito ma che egli non abbia espresso insofferenza del tutto... questo no.
E' vero che Matthias Schepp ha chiuso il contatto, troncando e non dando possibilità alla moglie (così come anche descritto nella sezione IL CASO di questo blog) ma è pur vero che si è giunti a ciò non senza manifesta sofferenza (per il non equo affidamento) da parte del marito-padre e dopo una richiesta di divorzio...
Non si vuole qui - si badi bene! - dare 'contro' alla signora Irina ma sembra - dalle sue parole - che ci si voglia togliere da ogni responsabilità (la coppia è sempre un fatto a 2) sui fatti, fermo restando quanto di grave avvenuto. Più che probabilmente anche e proprio da un'incapacità a recepire più deboli (ma non inesistenti!) segnali di malessere di un ex compagno, marito fino a che divorzio non fosse compiuto, può scaturire, poi, la reazione più violenta e inappellabile (come si direbbe in termini giudiziari ben comprensibili all'avvocato, signora Irina che qui - si ribadisce - non si vuole attaccare gratuitamente e il cui stato d'animo ben si comprende!).


E' vero, come dice Irina che il padre aveva potuto godere della sua generosità e disponibilità, a fronte della decisione di un giudice, ma è altrettanto vero che la parità tra i coniugi-genitori dovrebbe essere sempre quel punto di riferimento e base per un vero, concreto rispetto tra genitori e coniugi separati. Generosità è , dunque, un termine che suona male, stonato. O non del tutto bene. Quale miglior rispetto della parità?
Il malessere, come ogni cosa nella vita, ha il suo inizio, la sua crescita, il suo culmine e la sua fine. Ognuno di noi dovrebbe saperlo. Purtroppo ci manca un'educazione sentimentale e una sensibilità che, tuttavia, ogni donna, per sua  natura, e non solo ogni uomo dovrebbero possedere per non ritrovarsi, ad un certo punto, in situazioni come questa o all'ultimo stadio senza quasi essersene accorti. Se non al 100%, se non al 50%, se non al 30%, la signora Irina può, forse, non essere stata così all'altezza di capire del tutto o in parte quanto stava accadendo nell'animo e nella testa di un uomo a lei vicino e col quale non comunicava solo per e-mail ma anche per avvocato o che le prendeva e portava le bimbe? Che cosa avrebbe dovuto fare Matthias Schepp per mostrarle il suo disagio profondo? Svenarsi? Meno? ...Rassegnarsi? ...Accontentarsi di quel virtuale che oggigiorno impazza, a colpi di chat, cam ed e-mails, al posto del reale e confuso con esso da milioni di persone 'normali'???


Si suole dire 'con le buone o con le cattive'... ebbene... Irina può dire che ciò che le ha scritto il marito in questa tragica vicenda sia un'invenzione o attribuzione ingiusta? Stiamo parlando del 'dialogo ragionevole', quello di persona, non per e-mail, faccia a faccia, occhi negli occhi e forse anche cuore a cuore ... e a quel paese gli avvocati! E' pur sempre un 'per interposta persona!'.
Se uno prova con le buone e vede che non ha ascolto e successo... ...non deve per forza fare quel che ha fatto Matthias Schepp... ma nemmeno può essere indicato come persona che d'improvviso dà di matto... senza ragione, quando la ragione, invece c'è, eccome...
E sia detto e scritto solo per amore di verità e di obbiettività, ancora una volta, non per dar contro e colpevolizzare la mamma di Alessia e Livia. Non per altro!

Senza dimenticare che qui, a raccontarla, ci dovrebbe essere anche un'altra persona che - anche se per sua scelta - oggi, in questo momento, non può dire la sua: vuoi perchè morto, vuoi perchè 'desaparecido' con le bambine a costruirsi una nuova vita, come vorrebbero molti... Matthias...

Signora Irina, oggi lei percepisce la portata e l'indefinitezza di ciò che suo marito, certo suicida ormai, le può aver riservato...  la stà ancora tenendo nell'incertezza, sulle spine e in croce, infliggendole una prova e una pena superiori a quanto lei avrebbe mai immaginato...  quando la lacerazione le sembrava trattabile nei modi 'civili ma distaccati' da lei ritenuti giusti e concessi in forma di 3 settimane con il padre e lontano dalla mamma. 'Famiglia' però è qualcosa di più... 'Affidamento condiviso' però è qualcosa di più... 'Lei' stessa però era, per lui, qualcosa di più! L'uomo si è sentito privato e svuotato della sua presenza.
O, in sostituzione di queste, dovremmo inserire qui certe parole di Matthias che appaiono sofferte e disperate, malgrado ci sia chi le mette in discussione, come finte e depistanti.
 
Del resto, può questa moglie-mamma dire davvero di non aver mai sperimentato o patito alcunchè da parte del marito prima dei tristi fatti a noi noti? Non risulta o non risulterebbe così (vedi episodio - pare - della caduta di Irina dall'auto). Può la signora Irina dire che la sua disponibilità verso il marito fosse pari ad un affidamento congiunto e davvero 'paritario'?
Un padre come ce lo descrive Irina stessa, un padre così, un padre che non avrebbe mai ucciso, non avrebbe, non solo di diritto (trattamento paritario), meritato questo (affidamento congiunto)?

L'avvocato Mestichelli (cugino della signora) ha affermato (il 21 febbraio), giustamente, che se la signora aveva preso ormai la decisione di separarsi (suo diritto..), ciò si deve far risalire indietro nel tempo ed è stato dovuto ad un incrinarsi del rapporto. Ha aggiunto che se tutte le donne che si separano dovessero temere cose del genere dal marito...si paralizzerebbe tutto, sottolineando l'impossibilità di prevedere la cosa e l'aver fatto Irina tutto il possibile, in buona fede andando incontro a Schepp.
Nessuno vuole gettare tutta la colpa sulla moglie qui... semmai su certe sentenze
 e certa legge...

Tuttavia quello che si percepisce - a livello di sensazione - è l'incapacità (dando, chi giudica Schepp,  per scontata una certa base di partenza nel rapporto tra genitori e solo perchè sancita da un giudice) di capire certe esigenze e diritti 'alla pari' di un padre. Pare che quello che Matthias Schepp ha fatto 'dopo' (giudicato dall'avvocato 'criminale' e perseguibile) non possa far riconoscere  il diritto di Matthias ad un disagio 'prima' e, soprattutto, che il suo piano razionale possa escludere qualsisasi disagio profondo o messa in discussione del comportamento attorno a lui (Matthias) con riguardo al periodo ultimo, antecedente i fatti, e a Irina. .

Non è così, invece: una persona può aver bisogno e diritto a maggiore considerazione che non quella che gli viene riservata da un giudice o da una moglie che ha deciso - anche di diritto - di divorziare, senza riconsiderare di persona - ma solo per e-mail - la cosa. Stiamo parlando di una considerazione, se non sentimentale, almeno umana (non virtuale). Valori che devono sempre valere, anche in tempi di carte legali... tempi di internet?
Tragica fatale coincidenza, invece, è quella dove Irina, rispondendo in modo tranqullizzante a Matthias dicendogli che tutto si può accomodare, gli scrive sul computer in ufficio quando lui è già fuori. Troppo tardi!

Amore e Odio (rancore, distruttività ma anche mancanza di amore... così va visto l'odio o la rabbia o il rancore, quando esce fuori incredibilmente dall'amore...) vanno a braccetto, sono passioni, i due lati della stessa moneta. Quella con cui Matthias ha ripagato Irina... da separato e quasi divorziato anche lui... però... (questa la situazione al momento dei fatti... e non con i cuoricini...)
Dobbiamo proprio aspettare di arrivare all'ultimo stadio o quando è troppo tardi per capire (quanto non si è capito o ascoltato o assecondato del tutto o in parte prima)?
Matthias Schepp sarà anche un caso da studiare negli anni, sarà anche  uno schizofrenico (cosa negata dalla stessa Irina) o un criminale- come detto da chi è vicino alla signora - ma prima di ciò - per amor nostro ed altrui - sintonizziamoci ed entriamo in empatia con chi ci è o ci dovrebbe essere più caro.
Dialogo è Rispetto (dell'interlocutore e dell'antagonista) fin dai tempi di Socrate...
Ciononostante e per tutte queste considerazioni, un abbraccio forte a lei,  signora Irina!

Con la preghiera a lei e ai tanti che la sostengono di comprendere ciò, almeno ora...
E' lei la più forte, ieri come adesso. Ieri con una sentenza in mano e oggi con le mani vuote. A lei non manca, però, la forza e il supporto umano che sono mancati a quell'uomo-marito-padre che - a suo dire - non può aver fatto alle figlie e a lei quello che ha annunciato prima di suicidarsi. Speriamo sia così... che il suo odio (mancanza d'amore da darsi e riceversi) non sia stato più grande e devastante dell'amore grande e vitale per le sue, vostre piccoline...

Forza e Coraggio, Irina!

Il tempo è galantuomo e restituisce, prima o poi, a ciascuno il suo... basta saper aspettare...

1 commento:

  1. e alla fine sono sempre i bambini a dover pagare x gli errori degli adulti!

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